La Nave Sepolta al British Museum

La nave sepolta - Sutton HooIn questi giorni, la nave funeraria di Sutton Hoo è tornata a far parlare di sé, grazie ad un film Netflix, The Dig (La Nave Sepolta), ispirato al quarto romanzo di John Preston, basato sulla vera storia degli scavi nel Suffolk, alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Sutton Hoo è il sito di due aree cimiteriali dell’alto medioevo, databili al VI-VII secolo ed è uno dei pezzi forti delle collezioni del British Museum.
Quando fu scoperto, venne salutato come  l’equivalente britannico del tesoro di Tutankhamon.
Mi fu chiesto, al mio primissimo esame di università, di parlare della tomba-nave di Sutton Hoo, che veniva citata nel manuale di Storia dell’Arte Medievale per dei parallelismi stilistici tra le testine dello scettro del re sassone Raedwald e la testina longobarda della regina Teodolinda, conservata a Milano. Queste analogie dimostravano peraltro l’assimilazione di modelli bizantini da parte delle culture germaniche.
Fu quello il mio primo incontro con il corredo funerario sassone, seguito dalla visita al British Museum, più o meno negli stessi anni, e poi da tanti altri incontri a seguire, in cui ho fatto conoscere ai turisti le meraviglie di questo tesoro eccezionale.
La tomba nave fu trovata dall’archeologo autodidatta Basil Brown.
Il fatto che fosse autodidatta e, per giunta, della classe operaia, fece sì che l’establishment accademico si appropriasse della scoperta, inviando prontamente sul sito squadre di archeologi professionisti, sotto la guida di Charles Phillips, che però riconobbe a Brown l’accuratezza dello scavo iniziale.
Nato e cresciuto nel Suffolk, Basil Brown era un profondo conoscitore della geologia locale. Lavorava come appaltatore archeologico per il Museo di Ipswich, quando, nel 1938, fu assunto da Edith Pretty, una vedova che in gioventù aveva girato il mondo e assistito a diversi scavi, che le avevano lasciato un forte interesse per l’archeologia e la storia. Suo marito, che era morto  improvvisamente nel 1934, le aveva sempre suggerito che forse c’era qualcosa dentro quei “tumuli” nella sua proprietà. Era giunto il momento di scoprirlo. In seguito al sensazionale ritrovamento, il sito divenne il fulcro di una feroce battaglia accademica, la stampa, poi, fece il resto. Gli scavi si conclusero alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, e furono poi ripresi negli anni Sessanta e in tempi più recenti, mettendo in luce una continuità interessante del sito, da insediamento protostorico ad avamposto romano a cimitero di re barbari. Gli oggetti del tesoro di Sutton Hoo sono di grande raffinatezza, e di varia provenienza e ispirazione. Non vedo l’ora di poterveli illustrare dal vivo, quando si tornerà a viaggiare in sicurezza. Nel frattempo, ci si può spostare con la fantasia, grazie al film e ai motori di ricerca.

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